idealmente la città rappresenta il luogo della realizzazione umana e della crescita individuale e collettiva, ma quella che oggi le persone abitano ricorda più la negazione di questa idea di città.

Criticity è un collettivo nato a Firenze nel 2020. Il collettivo è composto da progettisti, ricercatori, designer e artisti che partendo dalla critica al reale vogliono valorizzare e alimentare quelle pratiche virtuose di intervento urbano che, attraverso forme in conflitto con le logiche dominanti, affermano e rivendicano potenzialità di una convivenza sociale e di una progettazione urbana diversa, radicale, possibile.


Città critica

Interrogandoci sui Futuri Urbani abbiamo iniziato ad intraprendere un percorso di riflessione sulla condizione urbana per cui uno degli obiettivi fosse quello di contrastare l’irreversibilità di alcune forme degenerative che tendono invece ad egemonizzare la città contemporanea. Lo scopo è quello di perseguire, e nondimeno garantire, la possibilità di immaginare e costruire modi altri di vivere ed intendere le forme e i modi della vita sociale aggregata nelle città. La città è infatti il prodotto della relazione tra i corpi e lo spazio, in una determinazione ciclica e reciproca.

“Spazi e soggetti non esistono in quanto tali per poi incontrarsi e congiungersi ora per volontà ora per destino; molto diversamente, essi si costituiscono reciprocamente, sono i poli di una relazione che li precede e, fondandoli, li trascende. La città nasce nella faticosa istituzione e nel mantenimento storico e identitario di tale relazione. Essa non è la sommatoria di due entità a sé stanti ma la forma relazionale del loro reciproco costituirsi.” (G. Marrone, 2013) 

In altre parole,

“si tratta, alla lettera, di un circolo fatale, tale da determinare un destino; gli uomini si creano nelle città uno spazio per la loro vita, ma non meno un ambito d’espressione con sfaccettature innumerevoli, e tuttavia tale configurazione urbana determina a sua volta il carattere sociale degli abitanti.” (A. Mitscherlich, 1968)

Proprio rispetto alla reciprocità tra spazi e corpi nella città, abbiamo costruito nel corso di questi tre anni di attività un dibattito aperto e multidisciplinare, che ci ha permesso da una parte di capire che tipo di spazi urbani ci troviamo ad abitare, e dall’altra di chiederci quali effetti tali spazi abbiano sulla quotidianità civica e sulle stesse possibilità trasformative da immaginare e costruire. Come ammoniva Bernardo Secchi, infatti:

“Lo spazio, grande prodotto sociale costruito e modellato nel tempo, non è infinitamente malleabile, non è infinitamente disponibile ai cambiamenti dell’economia, delle istituzioni e della politica. Non solo perché vi frappone la resistenza della propria inerzia, ma anche perché in qualche misura costruisce la traiettoria lungo la quale questi stessi cambiamenti possono avvenire.” (B. Secchi, 2013)

Sulla base delle complicità progettuali e di dialogo – maturate e rese possibili grazie alla preziosa disponibilità delle varie persone che abbiamo incontrato e apprezzato in questi anni di lavoro – cerchiamo di offrire attraverso questa piattaforma un servizio di ricerca sui temi legati alla città, tale da poter permettere di creare non solo percorsi di ricerca e approfondimento personalizzabili, ma anche l’accensione di nuove collaborazioni e complicità tra le varie realtà e persone con cui abbiamo avuto la fortuna di lavorare.  Questo lavoro di archiviazione tematica e di elencazione delle realtà coinvolte, non è che uno strumento per cercare di rafforzare la costruzione di comunità solidali e complici, nel tentativo di realizzare una transizione pratica tra due modelli ideali di città: una città-negata, e una città-critica.

Contrapposizione trai modelli di “città negata” e “città critica”

La Città-Critica, da cui Criticity, risponde ad un’idea di città cui tendere attraverso collaborazioni e azioni progettuali figlie della convergenza tra più discipline. La natura meticcia di visioni e letture del mondo urbano, e la collaborazione interdisciplinare sono pertanto riproposte anche all’interno del nostro lavoro come progettisti, che sarebbe senz’altro molto più debole se non avessimo avuto il privilegio di collaborare con tutte le persone, gli spazi e le realtà incontrate sul nostro percorso sin qui. 

Ribadendo quanto detto anche all’interno dell’introduzione della collana Futuri Urbani, l’azione del collettivo prende forma nel tentativo di innescare non tanto una forma di rigenerazione urbana spaziale, ma più propriamente una rigenerazione di senso urbano. Consci dell’intima relazione tra spazio di vita e pratiche di vita, tra città di pietra e città di carne, nel domandarci quale città vogliamo abitare, ci stiamo chiedendo che persone vogliamo essere.


ECOLOGIA DIGITALE

La piattaforma di Criticity nasce dall’esigenza di rendere accessibile il bagaglio di esperienze di ricerca, interventi artistici e collaborativi in un’ottica di massima diffusione dei contenuti raccolti da Criticity in questi anni di attività. Un insieme di tracce audio, presentazioni, saggi, progetti, foto e video di workshop e laboratori partecipativi che hanno come obiettivo quello di creare consapevolezza intorno ai temi della città critica come risposta all’urgenza di adottare e rinnovare una postura critica e trasformativa rispetto all’attualità della condizione urbana. 

THE IMPACT OF THE INTERNET
In sostanziale continuità con questa postura critica, il progetto della piattaforma trasla questo atteggiamento critico anche nella dimensione del sito che, attraverso la sperimentazione di pratiche innovative di minimizzazione dell’impatto ambientale dovuto all’uso delle tecnologie digitali, va a massimizzare la portata divulgativa del progetto stesso. In un periodo storico di crisi ambientale è paradossale riscontrare come ci sia una totale mancanza di consapevolezza dell’impatto di internet, un settore ICT (Information Communication Technology), infatti, che rappresenta il 3,8% delle emissioni globali, inquinando tanto quanto l’industria aerea, e si stima che ne rappresenterà il 14% entro il 2040. Uno scenario ampiamente in contraddizione con gli obiettivi europei del Green New Deal di abbattimento entro il 2050 della metà delle proprie emissioni.

USER NEEDS & PLANET NEEDS
Per fronteggiare una sfida così complessa, è stato adottato un approccio progettuale che concepisse dei limiti di sostenibilità entro i quali muoversi. Questo ha portato inevitabilmente ad una profondo processo di analisi e estrema sintesi dal punto di vista dell’organizzazione e catalogazione dei contenuti, focalizzandosi così sull’architettura dell’informazione come elemento fondamentale per l’esperienza utente e anche del pianeta. Sono stati, così, previsti una serie di percorsi volti all’accesso e la fruizione dei contenuti categorizzati, sintetizzati e taggati per una navigazione per adiacente possibile, ovvero in base ad una serie di scelte che l’utente viene chiamato a compiere. Questo atteggiamento di attivazione digitale vuole incentivare una attivazione anche a livello sociale, collocando la piattaforma come appendice di un sistema multidisciplinare più ampio, così come Criticity è appendice del complesso sistema della città. 

TEXT BASED UI
L’adozione di una interfaccia a prevalenza testuale sia come scelta ecologica sia ideologica ha avuto un triplice ruolo nella concezione della piattaforma: da un lato il testo non solo è la forma di comunicazione più leggera dal punto di vista web, ma rispecchia la natura divulgativa e curatoriale del collettivo, essendo per sua natura una delle modalità di comunicazione criticamente più attivante. La tipografia scelta è quella di sistema browser (Arial e Times New Roman) che minimizza la trasmissione di dati per il caricamento di tipografie non incluse. Per l’apparato visivo invece, è stato utilizzato il metodo diethering di riduzione del peso dell’immagine che offre la possibilità di sperimentare ulteriormente una dimensione estetica. Infine, il progetto è stato hostato presso un provider situato localmente in Toscana che utilizza soltanto energia rinnovabile che va a compensare le pur minime emissioni del prodotto digitale.

ABITARE GLI IPEROGGETTI
La risultante di questo processo è la concezione di un’identità digitale del collettivo in linea con la sua radicale e trasformativa visione della società e del progetto, rivelandosi così un complice ideale per la sperimentazione di una piattaforma sostenibile per la divulgazione. Dalle parole del critico dei media Geert Lovink, emergono una serie di problematiche strettamente legate al digitale che minacciano la condizione degli individui: “abbiamo bisogno di media che lavorino attivamente e intenzionalmente contro l’idea del capitalismo di piattaforma secondo cui la velocità e l’efficienza sono sempre desiderabili e produttive”. Internet, come il riscaldamento globale, la città, vanno trattati alla stregua degli iperoggetti, come li definisce Tymoyhy Morton, critico ecologista. Sono oggetti sfuggevoli alla vista, intangibili, ma dall’impatto concreto e reale. Per affrontare questa sfida epocale non è sufficiente limitarsi ad una serie di buone pratiche come riprogettare un sito web affinché consumi meno risorse, stare meno tempo online o professare una presunta sostenibilità compensando le proprie emissioni di carbonio. Va ripensato il proprio modo di stare al mondo, attivando pratiche di cooperazione, di immaginazione collettiva per salvarsi dalle gabbie che ci siamo auto costruiti. Per fronteggiare gli iperoggetti è necessario crearne di nuovi che si inseriscano nello stesso sistema, governato dalle stesse forze, ma che per la loro differente natura provochino piccoli ma significativi cambiamenti che nel loro insieme siano efficaci.